Intervista al cantautore Napodano, “la libertà artistica è l’espressione più personale di qualcosa che si ha dentro e si vuole raccontare”

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Una volta ascoltato Maledetti anni 80 (Street Label Records/Believe Digital), il nuovo singolo del cantautore Napodano, da qualche settimana disponibile in digital download, sulle piattaforme streaming e in rotazione radiofonica, le curiosità scaturite, al solito, sono state tante, per cui, un sentito grazie all’ufficio  stampa, abbiamo contattato l’artista per scambiare quattro chiacchiere sul suo ultimo lavoro e sul mondo della musica in genere.

Ciao Daniele, grazie per la disponibilità e benvenuto su La zattera del pensiero. Parliamo subito del tuo nuovo lavoro, il singolo Maledetti anni ’80: la mia impressione, mi dirai se concordi o meno, è che tu sia riuscito ad unire il sentore dell’inevitabile scorrere temporale, espresso con toni soffusi ed elegiaci, con la necessità di cristallizzare determinati ricordi (Quando la vita girava su un nastro, quando l’amore suonava su un nastro) e condividerne le sensazioni con le nuove generazioni.

“Ciao e grazie a voi!Intanto vi dico che non avrei saputo raccontare meglio la mia canzone di come avete appena fatto. Ho vissuto quegli anni da bambino, con la spensieratezza e la gioia che solo un bambino può provare; in quegli anni seguivo la musica di mio padre, ho visto i palchi e conosciuto un mondo dove tutti sembravano sempre felici e nient’altro ho voluto fare che provare a raccontare a mio figlio con un testo la stessa gioia che vorrei far provare a lui”.

Napodano

L’ascolto della tua musica, sia riguardo la melodia sia riguardo il testo, riporto la mia primaria e personale sensazione, mi lascia il senso di un libero fluire, lontano da convenzioni ed etichettature varie. Mi sovviene il verso della tua canzone Storia di un ratto, riportato anche sul tuo sito …sono fiero se la gente pensa solo che son matto,  ad essere schiavo preferisco essere un ratto” e quindi in base a ciò ti chiedo quanto sia importante per te il binomio musica-libertà, in primo luogo come modalità espressiva.

“La mia musica, seppure creata al fine di arrivare a tutti, parte da me e come tale rappresenta una parte estremamente importante della mia persona. Può piacere oppure no, però non si può dire che non sia la più vivida rappresentazione di me stesso. Poi le persone, mi ripeto, possono trarne le loro conclusioni ma sapranno sempre che stanno ascoltando qualcosa di vero. Anche se dovessi scrivere su commissione, e lo faccio spesso, cerco sempre di far trasparire ciò che mi caratterizza e in ogni caso la libertà artistica è proprio l’espressione più personale di qualcosa che si ha dentro e si vuole raccontare”.

Collegandomi anche alla domanda precedente, cosa significa oggi, nel nostro paese come nel resto del mondo, essere un cantautore indipendente, considerando, cercando di non generalizzare, quanto anche la musica sia spesso “irreggimentata” in stilemi pronto uso, predefiniti e studiati a tavolino?

“Ricollegandomi agli anni ’80, essere stereotipati per essere più o meno sicuri di arrivare ad un risultato mainstream è come giocare ai videogiochi dell’Amiga o dell’Atari con le vite infinite; certo, ci sono molte più possibilità di arrivare e forse sconfiggere il mostro di fine livello, ma il gusto della sfida, l’esperienza della sconfitta e il brivido di cercare sempre un escamotage per farla franca non ci sono più. Essere indipendente forse è solo un modo per cercare di arrivare ad un risultato senza snaturarsi. Se poi non va, non va, e se va ce l’hai fatta senza venderti (o prestarti) a nessun sistema di gioco restando sempre te stesso”.

E poi vuoi mettere la soddisfazione di arrivare ad un risultato, seppur minimo e dire: “allora ce la posso fare!”.

Classica chiusura, ringraziandoti nuovamente per la disponibilità, con la “domandona” finale: sei già al lavoro su qualcosa di nuovo, cosa bolle in pentola?

“Con orgoglio rispondo che fortunatamente c’è sempre qualcosa che bolle in pentola! Cerco di scrivere in maniera costante, a volte vengono fuori cose carine, a volte solo carta da riciclo per la stampante, ma comunque finché avrò storie da raccontare, ci sarà sempre una canzone pronta ad essere consegnata all’ascolto della gente. Grazie a voi!”

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