La recente missione di New Horizons: alla scoperta di Ultima Thule, un fossile spaziale

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Da Antonio Ieracà riceviamo e pubblichiamo

New Horizons (Wired)

Lanciata nello spazio nel Gennaio 2006, da un team di astronomi della Nasa con a capo Alan Stern (astronomo specializzato in planetologia), con lo scopo di esplorare il pianeta nano Plutone e le sue lune, il 1 Gennaio 2019 la sonda New Horizons ha raggiunto il corpo celeste 2014 MU69 detto anche Ultima Thule, come l’isola leggendaria al di la di tutte le terre esplorate. Ultima Thule è stato scoperto dall’Hubble Space Telescope nel 2014 ed è un KBO (Kuiper Belt Object), cioè un oggetto della Fascia di Kuiper. La Fascia di Kuiper, della quale Plutone e la luna Caronte sono i mondi più grandi e rappresentativi, è la zona più esterna del nostro Sistema Solare dove gli scienziati ipotizzano siano presenti i resti della sua origine. Ultima Thule, che dista dalla terra 6,62 Miliardi di chilometri (ai nostri occhi era solo un puntino luminoso grande un pixel), per essere raggiunto ha richiesto un lavoro costante fino a diciassette ore al giorno dal mese di Settembre. È stato l’incontro più lontano, più complesso e più impegnativo fatto nella storia dell’umanità con una sonda planetaria. La foto a bassa risoluzione arrivata il 2 Gennaio 2019, scattata quando ancora la sonda distava 137mila chilometri, ci ha rivelato il suo aspetto: Ultima Thule è un “oggetto binario a contatto” composto da due sfere, una tre volte più grande dell’altra, nate dalla stessa nube di detriti  e che, orbitando lente fra loro, si sono attratte in modo reciproco per via della gravità e si sono fuse. Il suo colore rossiccio, aggiunto attraverso i dati dello spettrometro, è dovuto alla decomposizione di particelle organiche da parte del sole e coincide con i modelli supposti dagli astronomi. Gli oggetti nati all’inizio della storia del Sistema Solare hanno questo aspetto in quanto non sono rocciosi, ma composti da elementi ghiacciati come ammoniaca, metano e acqua. Non è stata rilevata la presenza di anelli, ma si è quasi sicuri della presenza di alcune lune che non compaiono nelle foto attuali della sonda.

Ultima Thule (Global Science-Globalist, elaborazione artistica di 2014 Mu69 -Credits: Nasa)

Abbiamo questa certezza in quanto la dimensione di Ultima Thule, circa 35 chilometri di diametro, lo porterebbe a ruotare in circa cinque ore; eppure compie un giro completo sul suo asse in 15 ore. Questo perché le lune man mano che si allontanano da un corpo tendono a rallentarlo: è successo anche al pianeta terra, quando un oggetto delle dimensioni di Marte si è scontrato formando la luna e nella sua fuga ha rallentato la rotazione del pianeta da sette ore alle ventiquattro che conosciamo tutti quanti. Una volta individuate le lune potremo indicare con precisione la massa dell’oggetto. Purtroppo, per questioni di qualità del segnale, New Horizons comunica con la terra a soli 500 Kb/s, perciò per avere nuove informazioni ci toccherà attendere Febbraio. In attesa di nuove informazioni, potremo ascoltare la canzone di un astronomo aggiunto speciale: il chitarrista, cantautore e compositore della storica band dei Queen, Bryan May, il quale ha composto una canzone dedicata alla missione dal titolo New Horizons (Ultima Thule Mix), che potete trovare sul canale ufficiale di youtube dei Queen.Per il momento la New Horizons non ha nuovi obiettivi. Proseguirà dritta per la sua strada inviandoci tutti i dati di questo incontro e nel 2026 uscirà dalla fascia di Kuiper concludendo formalmente la sua missione. Abbiamo trovato i dinosauri sulla terra e ora abbiamo raggiunto i dinosauri del cielo. La conoscenza del Sistema Solare esterno, che ha una storia completamente differente da quello interno, ci aiuterà a capire qualcosa in più di come si formano i pianeti e trovare nuovi pezzi del puzzle dell’esistenza.

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