Lettera di Marco Parini, Presidente nazionale “Italia Nostra,” ai Senatori della Repubblica

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inRoma 13 giugno 2016

Ai Senatori della Repubblica

e p.c. ai soci di Italia Nostra

Egregi Senatori,

l’8 giugno in Commissione Industria al Senato è stato approvato, con il consenso del Governo, un emendamento (n. 52.0.46 – testo 3) al disegno di legge sulla concorrenza ed il mercato che trasforma in merce i beni culturali italiani. A prescindere dall’entità del valore (13.500 euro), la norma è inaccettabile per un principio di cultura, che il nostro Paese difese fin dalla sua Costituzione (art. 9, Comma II°) e dalla creazione del mercato unico europeo. Dal Trattato di Roma in poi la normativa europea ha riconosciuto che i beni culturali non sono equiparabili a merci ed ogni grande Paese europeo, come la Francia o l’Inghilterra, proibisce la spoliazione incontrollata del proprio patrimonio culturale a prescindere da soglie di valore economico. Se la norma dovesse passare non solo sarebbero immediatamente esportabili all’estero opere come quelle di Boccioni, Carrà, Sironi, senza limite di prezzo in quanto la norma porta a da 50 a 70 anni il termine della libera esportabilità, ma se ne andrebbe all’estero senza il controllo dell’Ufficio esportazioni del Ministero dei Beni culturali gran parte del patrimonio culturale diffuso del nostro Paese. Pensiamo agli arredi delle chiese, ai disegni, agli argenti antichi, ai mobili antichi di pregio, per questi beni basterà un’autodichiarazione del proprietario che l’opera non supera il valore di 13.500 euro (calcolati su opinabili prezzi d’asta) per vederli definitivamente esportare all’estero, senza nessuna valutazione da parte della Soprintendenza.

Con l’approvazione di tale emendamento si sovvertirebbe la natura storico-artistica ed identitaria del bene culturale che si trasformerebbe in merce classificata secondo un parametro meramente valoriale suscettibile, accolto il principio, di progressiva modifica. La strada, invece, per Italia Nostra è un’altra. Occorre accelerare l’assunzione dei 500 funzionari dei beni culturali annunciata dal Ministro Franceschini e potenziare le Soprintendenze e l’Ufficio esportazione delle opere d’arte, aumentando così la loro efficienza e diminuendo i tempi autorizzativi. Si può fare, si deve fare, senza approvare una norma che segnerebbe definitivamente l’arretramento culturale del nostro Paese privandolo di quello che Cesare Pavese definiva “il senso vitale del suo passato”.

Il Presidente nazionale

Marco Parini

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