Roccella Jonica e il “Palazzo Carafa”, missione possibile

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Foto di Pino Curtale

Roccella Jonica, sabato 17 giugno, ore 23.30 circa. Insieme al collega Enzo Romeo lascio la roulotte Azzurra di Radio Roccella, dopo aver condotto, supportati dallo staff tecnico dell’emittente, una lunga diretta con interviste alle varie personalità presenti nel corso della consegna alla città del Palazzo Carafa, ora restaurato e visitabile nell’ala est, facendo seguito all’intervento di recupero che un anno e mezzo fa ha interessato l’ex Chiesa Matrice. Ci guardiamo intorno, l’enorme afflusso di gente sta scemando, ma non del tutto, molti ancora salgono verso la rupe o si attardano ad ammirare increduli le imponenti vestigia della struttura, riportate al primigenio splendore dopo gli incessanti lavori di ristrutturazione, consolidamento e ripristino, illustrati dall’ingegnere Lorenzo Surace, responsabile unico del procedimento (RUP) per la realizzazione dell’opera, nella relazione tecnica esposta nel corso della cerimonia all’ Anfiteatro del Castello che ha preceduto il taglio del nastro. Lavori lunghi, complessi, finanziati con fondi del Mibact della Regione Calabria e della Soprintendenza, ma anche affascinanti nel dare alla luce i segni di epoche diverse, come ha sottolineato nel suo intervento la dottoressa Marilisa Morrone, responsabile della direzione archeologica, considerando che, riporto quanto scritto sul sito web del Comune, il Palazzo prese vita in periodo normanno con Gualtieri De Collepietro. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Ruffo per diverse generazioni, poi a Galeotto Baldaxi (noto nelle cronache come il Baldassino o Bardassino), personaggio famoso per le sue imprese militari durante la guerra di re Alfonso, in seguito, ancora, al marchese di Crotone Antonio Centelles e, infine dal 1479 al 1806, alla nobile famiglia Carafa della Spina, dalla quale è stato in parte rimaneggiato e restaurato.

Foto di Pino Curtale

Foto di Pino Curtale

Risuonano nitide le parole pronunciate a suo tempo dal Sen. Sisinio Zito, riprese dall’ Assessore comunale alla Cultura Bruna Falcone nel vibrante commento introduttivo, Nella vita non dobbiamo perdere mai la capacità di realizzare cose impossibili ed ora il Castello, denominazione ormai “classica” della struttura, si accinge ad acquisire un significato simbolico non indifferente, per la città, la Calabria ed idoneo anche a varcare i confini regionali. Si staglia nitido, infatti, un concreto collegamento fra passato, nella riaffermazione della propria identità storica e culturale, presente, la cura del territorio e la valorizzazione con idonee strutture di quanto la natura ci ha messo a disposizione (lo scorso venerdì, come ha riferito il Sindaco Giuseppe Certomà nel suo intervento, Roccella ha ricevuto un importante riconoscimento da Legambiente, per un progetto riguardante il Porto delle Grazie, volto, semplifico, a ricavare energia elettrica dal moto ondoso)  e futuro, superando, ed è emersa la volontà concreta di farlo, campanilismi e i consueti complessi da “riserva indiana”. Appare dunque necessario, ora e subito, condividere un ritrovato entusiasmo e la suddetta riconquistata identità con il resto del Paese, come ha sottolineato Federica Roccisano, Assessore regionale alla Scuola, lavoro, welfare e politiche giovanili, nel corso di un’intervista rilasciata a me e ad Enzo Romeo, rimboccandoci le maniche per valorizzare finalmente con coerenza il nostro territorio, la nostra cultura, il nostro sapere e voler fare, offrendo soprattutto spazio e visibilità alle nuove generazioni, nonostante le ben note difficoltà che attraversa la regione. Se ogni primo passo, come si suole dire, rappresenta l’inizio di un nuovo cammino,  occorrerà allora proseguire lungo la strada tracciata con ancora maggiore determinazione, conciliando, prendo a prestito le parole di Bruna Falcone, responsabilità individuale e volontà politica: Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è arreso (Nelson Mandela).

 

 

 

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