“Il brodo di Natale in Emilia – Romagna”

Tutto fa brodo. In Emilia-Romagna di più. Quando in tavola ci sono piatti fumanti è famiglia, è tavola delle feste, è un pranzo lento preparato con cura, è ricordo, tradizione, condivisione. Dal brodo come collante di vite e corroborante di stomaco e cuore nasce l’idea di Irene Fossa e Mattia Fiandaca. Un’idea che parte dal basso per parlare a tutti e con tutti quella di realizzare una raccolta fondi grazie alla piattaforma ideaginger.it per la pubblicazione de Il brodo di Natale in Emilia-Romagna, il loro libro che, oltre ad interventi di prestigiosi scrittori, giornalisti e gastronomi, contiene un viaggio lungo tutta la Via Emilia, le sue città e le sue diversità gastronomiche raccontate attraverso le ricette dei primi piatti in brodo che sono il must della tavola natalizia di questa terra.

Anolini, cappelletti, tortellini, in ogni città – ma sarebbe meglio dire in ogni famiglia – diventano protagonisti di un racconto che si snoda coinvolgendo, non solo conosciuti protagonisti del mondo gastronomico emiliano-romagnolo, ma anche non addetti ai lavori, persone comuni per cui il cibo, la sua preparazione e la sua narrazione, sono parte integrante della propria vita. Una ricetta per ogni città, accompagnata da un ricordo e da una storia personale, impreziosite da una diversa opera realizzata appositamente da Lucia Catellani, grafica e illustratrice di Reggio Emilia che da anni si occupa in particolar modo di rappresentare alimenti, tavole e piatti.

Quello che scorre nelle pagine non sono numeri, grammi o i centilitri dei diversi ingredienti.  Ogni ricetta è infatti anche storia, racconto, aneddoto familiare in cui riconoscersi o immedesimarsi.
Il punto di partenza, comune a tutte le città, è la sfoglia della maestra Rina Poletti, poi il viaggio prosegue dalla provincia di Piacenza, con la Trattoria del Turista, passando da Casa Artusi a Forlimpopoli, fino ad arrivare a Rimini dalla famiglia Fellini, con soste golose di città in città e di memoria in memoria, in uno srotolare di storie come la sfoglia sul mattarello, attraversando i profumi e gli ingredienti che arricchiscono l’autentica esperienza di viaggio come un ripieno dei primi d’Emilia-Romagna.
Non solo un tramandare ma anche sostenere chi ha fatto della pasta una terapia vitale, questo è lo scopo de “Il brodo di Natale”. Il libro avrà infatti anche un fine benefico: per ogni copia venduta il ricavato verrà devoluto a Il Tortellante di Modena, laboratorio abilitativo dove giovani e adulti nello spettro autistico imparano a produrre pasta fresca fatta a mano e in particolare, non a caso, i tortellini modenesi. Il progetto, avviato a gennaio 2016 dall’associazione Aut Aut, sostenuto e promosso fin dall’inizio dallo chef tristellato modenese Massimo Bottura, si è dimostrato anche una buona pratica di inclusione, coinvolgendo tutta la comunità, e un’iniziativa che ha permesso di aumentare in queste persone le attività abilitative e migliorane le autonomie. Il libro è infine arricchito dagli interventi di Alberto Capatti, Massimo Montanari, Alberto Natale, Martina Liverani, Giulia Ubaldi e Paolo Tegoni: storici, antropologi, scrittori, giornalisti e giornalisti e gastronomi che, ciascuno per il proprio ambito professionale, hanno sostenuto il progetto donando le proprie parole alle pagine di questo viaggio tra le cucine di casa nel giorno di Natale.

Il progetto, che ha già ottenuto i patrocini di Istituto Centrale per il Patrimonio immateriale del Ministero della Cultura, Geoportale della Cultura Alimentare, Regione Emilia-Romagna, APT Emilia-Romagna e Casa Artusi, potrà quindi essere finanziato grazie a una partecipazione collettiva alla raccolta fondi la cui modalità sarà reward-based: ad ogni donazione corrisponderà una ricompensa, sempre maggiore all’aumentare della cifra donata.

«C’è un momento in cui pensi che una cosa in cui credi possa diventare una cosa in cui credono tutti. Quel momento per me è stato l’ideazione del libro “Il brodo di Natale in Emilia-Romagna”» dichiara Irene Fossa, ideatrice del progetto e curatrice della parte relativa all’Emilia.

«Un libro che ci aiuta a scoprire quanto le storie degli altri sono simili alla nostra. Un libro che sarà un viaggio di casa in casa per capire che in fin dei conti, se ci ascoltiamo, siamo tutti parte dello stesso brodo» prosegue Mattia Fiandaca, gastronomo, che curerà i contenuti provenienti dalla Romagna.

Un progetto di cuore che potrà coinvolgere con un lavoro di sistema in primis un’intera regione, ma anche tutti coloro che in questa terra, in questa tavola e in queste ricette si rispecchiano perché vedono parte della loro storia, nonché tutti gli emiliano-romagnoli sparsi per il mondo e tutte le persone che si vogliono emozionare leggendo e sfogliando storie di cucina.

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