Intervista con Alberto Gatto

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Venerdì 15 aprile presso l’ Auditorium di Gioiosa Ionica (RC) si è svolta la presentazione del nuovo cortometraggio di Alberto Gatto, Mer Rouge, finanziato dalla Regione Calabria e promosso dal Comune di Gioiosa Ionica, partner Re.Co.Sol. Interpreti Nick Mancuso e Sherif Amadou. Una serata spigliata e coinvolgente, attenta al sociale, che ha visto esibirsi Manuela Cricelli accompagnata dai musicisti Peppe Platani, Vincenzo Oppedisano e Federico Placanica; l’attore Enzo De Liguoro con la sua vibrante interpretazione del testo Cadeau di Roberto De Angelis; i Marvanza, autori della colonna sonora del corto. La direzione artistica dell’evento è stata curata da BirdLand, progetto dell’associazione culturale Bird Production, nato dall’incontro di esperti del settore cinematografico, video/fotografico e musicale (Gatto, Frank Armocida, Aldo Albanese, Giuseppe Cremona, Vincenzo Oppedisano). Di seguito, un’intervista con il regista Alberto Gatto (foto), che ringraziamo per la disponibilità.

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Alberto, raccontaci della genesi del tuo ultimo lavoro, il cortometraggio Mer Rouge, a mio avviso una realizzazione pregevole: una buona sceneggiatura, un’ottima fotografia, nitida e realistica che esalta il fascino naturale delle location, una regia “morbida”, mai invasiva, attenta alle interpretazioni dei protagonisti e un particolare montaggio, idoneo a conferire un ritmo ben preciso alla narrazione, la quale assume, almeno a mio avviso, anche una portata simbolica, come andrò a specificare nel corso dell’intervista.

Mer Rouge è nato da un bando della Regione Calabria per la realizzazione di progetti culturali sensibili all’accoglienza dei rifugiati in Calabria. Le poche briciole offerte mi hanno dato la spinta a realizzarlo, insieme a Frank Armocida e Roberto De Angelis che rispettivamente hanno curato la categoria fotografica e quella narrativa. Il tutto poi racchiuso in un unico supporto, omaggio della serata del 15 aprile, dal quale è possibile anche scaricare il file del cortometraggio. L’idea del corto è nata molti anni fa quando portavo in giro uno spettacolo sul fenomeno dell’immigrazione in Calabria, a Rosarno. Lo spettacolo si chiamava Grido Dentro, Exodos e questo fu rappresentato in diverse piazze della Calabria e non solo. Ma per la forma di arte totale che concepisco, mancava un video, una storia raccontata attraverso l’audiovisivo che potesse affrontare l’argomento nella maniera più poetica possibile. Così che, colta la palla al balzo lanciata dalla Regione, mi pensai un progetto e quindi nacque Mer Rouge. Dapprima doveva raccontare la storia di Sherif nella sua permanenza in Italia, con rievocazioni del suo viaggio dal Senegal. Durante le ultime fasi di preparazione alle riprese conobbi casualmente Nick Mancuso, che affascinato dalla storia che stavo per raccontare, si rese subito disponibile”.

Mi ha colpito in particolare la sequenza dell’ incontro e del successivo saluto fra Sherif e Nick Mancuso: il primo ora abita a Gioiosa, nella stessa casa dove il secondo è cresciuto da bambino. Appare evidente un punto d’incontro fra quanti oggi fuggono dalla loro terra d’origine, oppressa da guerre e dittature, e i viaggi dei nostri emigranti, di quanti si imbarcavano per raggiungere l’America nella speranza di un futuro migliore per sé e la propria famiglia, o di quanti si mettevano in viaggio verso il Nord Italia, oppressi se non da una dittatura da un sistema che impediva loro di vivere dignitosamente del proprio lavoro nel proprio paese. Inoltre, credo venga simboleggiato, riprendendo ciò che ho detto sopra, quanto sia importante, prima di emettere facili giudizi, conoscere la reale situazione degli attuali emigranti, l’attraversamento dei deserti, i viaggi disumani sulle “carrette del mare”.

“Il giorno dopo aver conosciuto un attore così bravo, da considerarlo subito un maestro come Nick eravamo già a discutere di come far incontrare quest’ultimo con Sherif. La scelta più naturale è ricaduta sulla loro biografia, romanzata quel tanto da renderla cinematografica. Nick e Sherif a quel punto avevano già qualcosa in comune: la casa. La casa di chi l’abitava, ma emigrato; la stessa casa abitata da un immigrato. Questo mi ha subito convinto e Mer Rouge iniziava a prendere forma. Probabilmente, il senso vero e proprio di questo soggetto vuole essere, quella che nel cinema viene definita ellissi cioè la soppressione parziale del racconto non indispensabile alla comprensione dell’intero film. Questa ellissi è racchiusa nella scena finale (Nick e Sherif si lasciano) dove Nick ripercorre la sua personale storia da emigrato con ausilio di una parola italianizzata quale dislocato. Io personalmente, in questo punto del film vedo tutta la nostra storia meridionale: fatta da chi partiva per trovare un modo migliore di vivere la propria vita. Oggi invece, quelle esperienze fatte dai nostri antenati pare siano state dimenticate da molti, che additano i nuovi migranti esattamente come venivamo additati noi: che ci ammassavamo negli appartamenti, che commentavamo reati, che non ci curavamo nell’aspetto esteriore etc etc. Credo che bisogna svegliarsi e darsi da fare. L’unica soluzione a becere opinioni di chi, esprimendo la propria, pare sia provenuto da un altro pianeta”.alt

Un tuo parere sul cinema attuale, in generale, e poi nello specifico riguardo le produzioni e gli autori calabresi.

“Credo che l’arte sia lo specchio della nostra realtà attuale. Vi è molta insoddisfazione, rassegnazione nei volti delle persone. Pochi possono sentirsi felici di vivere una vita agiata. Purtroppo quando lo stato delle cose è questo l’arte non fa altro che riferirsi a questa stessa realtà non solo nei contenuti ma anche nella forma con la quale questa si manifesta. Nella fattispecie del cinema, l’Italia dei cortometraggi è circa 20 anni indietro alla reale produzione di altri stati. Le possibilità che un giovane può avere sono veramente minime, bisogna crearsele (come ogni altro lavoro del resto). Per fare qualcosa, in questo momento storico, devi essere tanto creativo da tentare, per lo meno, di colmare la lacuna culturale nella quale viviamo. Credo che bisogni un nuovo concetto di arte, che sia corale in tutte le sue espressioni possibili, unite in un progetto che le ridia sfogo in tutta la sua bellezza. BirdLand è un tentativo”.

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